Paolobray-lupi solitari

Esistono catene che mi hanno tenuto
Sottomesso al passare del tempo.
Erano cosi forti perché dai miei se ed i miei ma
Sembravano accrescere la loro morsa..
Catene mentali,il sapersi accettare…
Il sapersi giudicare e anche condannare.
Nulla di più dannatamente semplice eppur
Cosi complesso.
Perché per poterlo fare ho dovuto svelare
Anche e soprattutto i miei sbagli, difetti, paure e ansie…
Ma sono riuscito..
E non permetteró piu a nulla e nessuno
Di tenermi incatenato anche un solo momento,
Voglio esser libero,come un lupo, di correre per sempre incontro al vento.

Storia sufi – Il dito e la luna

Un onesto vecchietto visse per lunghi anni nella più dura indigenza. Non possedeva nulla se non la sua misera capanna con all’interno una stufa e altre poche cose.
Una notte gli fece visita uno strano sogno: una voce da dietro una porta gli suggeriva di compiere un lungo viaggio verso una città straniera. Lì, sotto il ponte del castello del sovrano, avrebbe trovato un tesoro sepolto.
L’indomani, il pover’uomo fu molto stupito di un sogno così bizzarro che pretendeva di farlo partire verso un luogo talmente remoto e per giunta privo di mezzo di locomozione e di sussistenza. Ma durante le notti seguenti, il sogno si ripetè. Così, prendendo il coraggio a quattro mani, decise di mettersi in cammino verso la città indicata dal sogno.
Dopo tanti giorni di marcia e dopo vari ostacoli lungo il percorso giunse finalmente a destinazione. Ma scoprì subito una cosa che lo scoraggiò molto: il ponte era pattugliato giorno e notte dalle sentinelle reali. Non poteva certo mettersi a scavare nel punto indicato. Così ogni mattina tornava sul posto osservando sino al tramonto la situazione: magari le sentinelle si sarebbero allontanate e lui avrebbe potuto scavare. Dopo qualche giorno, il capitano delle gurdie notò il suo andirivieni e incuriosito gli si avvicinò.
In tono garbato gli chiese: “Brav’uomo, da qualche giorno ti vedo andare e venire vicino al ponte reale. Posso aiutarti? Stai forse aspettando qualcuno o hai perso qualcosa?”.
Il vecchio, che era un uomo semplicei, raccontò all’ufficiale il sogno che lo aveva spinto sin lì.
“Pover’uomo”, scoppiò a ridere il capitano, “Hai davvero consumato le tue scarpe per giungere sin qui da così lontano solo per dar retta a un sogno? Sei davvero un credulone! Se io fossi stato come te ora starei perdendo il mio tempo pellegrinando nella direzione opposta. Tempo fa, infatti, una voce in sogno mi esortava ad andare nel tuo paese alla ricerca di un enorme tesoro nascosto sotto la stufa di una misera capanna dove abita un onesto vecchietto che ha vissuto per lunghi anni nella più dura indigenza. Figuriamoci!”, disse, continuando a ridere di quella storia che a lui pareva tanto buffa, “Ma te l’immagini vedermi arrivare fin laggiù e mettere a soqquadro tutte le capanne di quel povero paese alla ricerca di un fantomatico tesoro? Ma, fortunatamente, non sono certo un tipo che dà ascolto ai sogni o alle voci interiori!”.
Il vecchio, dopo averlo ascoltato con dissimulata trepidazione, salutò l’ufficiale ringranziandolo per quanto gli aveva detto. Se ne ritornò così in tutta fretta alla volta di casa propria.
Una volta arrivato, cominciò a scavare sotto la stufa. Scoprì un tesoro inestimabile che giaceva lì da sempre, nel luogo in cui aveva vissuto tutta la vita. Quell’enorme fortuna mise fine alle sue tribolazioni.
Ma gli occorse quel lungo viaggio per scoprire il tesoro.

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Una storia racconta di due amici che camminavano nel deserto. In qualche momento del viaggio cominciarono a discutere, e l’amico diede uno schiaffo all’altro, questi addolorato, ma senza dire nulla, scrisse nella sabbia: Il mio migliore amico oggi mi ha dato uno schiaffo. Continuarono a camminare, finché trovarono un’oasi, dove decisero di fare un bagno. L’amico che era stato schiaffeggiato rischiò di affogare, ma il suo amico lo salvò. Dopo che si fu ripreso, scrisse su una pietra: Il mio migliore amico oggi mi ha salvato la vita. L’amico che aveva dato lo schiaffo e aveva salvato il suo migliore amico domandò: Quando ti ho ferito hai scritto nella sabbia, e adesso lo fai su una pietra. Perché? L’altro amico rispose: Quando qualcuno ci ferisce dobbiamo scriverlo nella sabbia, dove i venti del perdono possano cancellarlo. Ma quando qualcuno fa qualcosa di buono per noi, dobbiamo inciderlo nella pietra, dove nessun vento possa cancellarlo. Impara a scrivere le tue ferite nella sabbia e a incidere nella pietra le tue gioie!

BACIO DI GIUDA….

47Mentre parlava ancora, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una gran folla con spade e bastoni, mandata dai sommi sacerdoti e dagli anziani del popolo. 48Il traditore aveva dato loro questo segnale dicendo: “Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!”. 49E subito si avvicinò a Gesù e disse: “Salve, Rabbì!”. E lo baciò. 50E Gesù gli disse: “Amico, per questo sei qui!”. Allora si fecero avanti e misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono. 51Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù, messa mano alla spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote staccandogli un orecchio.

52Allora Gesù gli disse: “Rimetti la spada nel fodero, perché tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada. 53Pensi forse che io non possa pregare il Padre mio, che mi darebbe subito più di dodici legioni di angeli? 54Ma come allora si adempirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?”. 55In quello stesso momento Gesù disse alla folla: “Siete usciti come contro un brigante, con spade e bastoni, per catturarmi. Ogni giorno stavo seduto nel tempio ad insegnare, e non mi avete arrestato. 56Ma tutto questo è avvenuto perché si adempissero le Scritture dei profeti”. Allora tutti i discepoli, abbandonatolo, fuggirono.